venerdì 24 novembre 2006

Il labirinto del fauno

Spagna, 1944. Ofelia affonda il suo naso in un libro di favole mentre lei e la sua fragile madre incinta Carmen vengono condotte nella campagna spagnola sulla via della tenuta del nuovo marito della donna, il capitano Vidal dell'esercito di Franco. Sebbene la Guerra civile spagnola sia ufficialmente conclusa, sacche di resistenza al regime fascista permangono nelle aree rurali, e l'unità di Vidal è incaricata di stanarle. Per Carmen, vedova, il matrimonio rappresenta l'ultima possibilità di sicurezza. Ma Ofelia è diffidente e fatica a conformarsi alla disciplina del violento capitano; nei boschi intorno alla casa, scopre un intricato labirinto di pietra, dove un fauno le consegnerà tre prove da superare.

Titolo: Il labirinto del fauno
Titolo originale: El laberinto del fauno
Regia: Guillermo Del Toro
Attori: Sergi López, Maribel Verdú, Ivana Baquero, Doug Jones, Alex Angulo
Genere: Fantastico
Uscita: venerdì 24 novembre 2006

Del Toro definisce il fascismo «una perversione dell’innocenza dell’infanzia»; ma Il labirinto del fauno, seconda puntata di una trilogia «spagnola», contrappone il locus horridus della Storia al paradiso perduto della fanciullezza: la principessa di un regno incantato, dove non esistono dolore e morte, spinta dal desiderio di conoscere gli uomini, evade dal suo mondo e si risveglia nei panni di Ofelia, una bambina sensibile ed infelice, costretta a subire le angherie di un patrigno malvagio e la morte dell’amata e fragile madre.

L’eterno conflitto fra bene e male rivive all’interno di un mulino sperduto fra i boschi dove combattono i franchisti e gli ultimi oppositori alla dittatura; però a portare il peso dell’impari lotta sono le gracili spalle dell’adolescente che, aiutata da allodole-folletto e dalla governante, per ritrovare l’identità smarrita deve addentrarsi in un dedalo di rocce e superare tre prove: la tensione provocata dall’incompatibilità fra la dura realtà e la sopravvivenza nell’animo della fanciulla di un universo fantastico ancora intatto è il cuore pulsante della pellicola.

Dunque il labirinto e la fortezza, l’iniziazione graduale e l’aiutante magico, il perfido nemico, la curiosità fatale, creature fantastiche e libri magici acquistano nel lungometraggio una cupa veridicità dal realizzare un eroico e disperato contrappeso agli orrori senza possibilità di redenzione della Storia, costituita da un perenne avvicendarsi di vincitori e vinti, divisi dalle uniformi indossate eppure uniti dalla volontà di sopraffazione e dalla vanità arrogante: la vicenda è collocata nel 1944, tuttavia dal contesto vagamente abbozzato delle guerre civili spagnole a emergere è la crudeltà efferata delle torture inflitte ai deboli, soprattutto donne, incarnatasi simbolicamente nel demonico capitano Vidal.

Il labirinto del fauno è allora una malinconica rivisitazione in chiave realistica del capolavoro di Lewis Caroll, «Alice nel paese delle meraviglie»: gli specchi fatati, accessi a un’altra dimensione, sono scomparsi, gli ultimi residui di innocenza hanno la forza di aprire disegnandole sui muri con il gesso porte stregate, destinate a chiudersi per sempre con lo svanire di essa. Il paese delle meraviglie, creato su ispirazione della pittura di Goya e impoverito fascinosamente dalla totale assenza di effetti speciali, viene prima invaso e contaminato e poi ricacciato indietro da quello delle brutture umane: la principessa muore per rinascere Ofelia, Ofelia muore per risorgere Principessa nell’aldilà; il viaggio di esplorazione nel dolore non approda a nulla, il superamento dell’ultima prova coincide con l’eroica e generosa rinuncia alla vita. Alla terra restano Auschwitz, i tanti carnefici e il marchio d’infamia incancellabile su un uomo che per essere tale deve ignorare chi sia stato suo padre.

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